Cerca nel blog

martedì 3 marzo 2015

L'OPERAZIONE AEMILIA NON E' UN FULMINE A CIEL SERENO

Un sistema oliato da tempo. Ben prima che il sisma sconvolgesse questa porzione di pianura, con il suo carico di morte e distruzione, e assieme il suo carico di affari, di appalti, di soldi che girano vorticosamente. La ndrangheta in Calabria ha basi e nomi, ma ha testa, complici e denaro altrove, anche qua in Emilia, oggi ribattezzata dagli inquirenti come “terra di mafia”.
E imprenditori spregiudicati che non guardano in faccia a nessuno, fossero anche i loro vicini di casa.
Poi una porzione del mondo politico che non ha saputo fronteggiare, o non ha voluto, o semplicemente non ha visto quello che avrebbe dovuto vedere. Magari perché ha ereditato acriticamente sistemi di relazioni e meccanismi considerati meritevoli di fiducia.
Certo, saranno i Magistrati a fare luce sul ruolo effettivo di amministratori e funzionari pubblici, di titolari di imprese o prestanomi. Ma l’inchiesta, ciò che finora è emerso, non è esattamente un fulmine a ciel sereno. Molte chiacchiere in libertà si accavallavano da tempo, parecchie voci si rincorrevano in merito ai rapporti tra l’amministrazione e i soliti noti, qualcuno dei quali ora finito sotto inchiesta. E accanto alle voci, le denunce costanti dell’opposizione, sia quella presente in Consiglio che quella extraconsiliare, che da tempo aveva posto problemi, sollevato obiezioni, presentato esposti, avanzato dubbi e anche qualche certezza. La certezza, poi confermata dagli sviluppi successivi, che talune elementari garanzie sulla sicurezza dei lavori effettuati erano state bypassate un pò troppo allegramente. Ad esempio, la certezza che in molti cantieri, assieme a detriti e materiali comuni fosse stato mescolato amianto da smaltire in qualche dannato modo.
Sotto i riflettori è ora Finale Emilia, una comunità che si sta faticosamente riprendendo dal disastro, ed è forte la preoccupazione che quanto emerso possa ora rallentare ulteriormente la ricostruzione. Già, perché proprio con la ricostruzione gli appetiti hanno trovato modo di saziarsi a dismisura. Perché sono circolati i milioni, questa volta, non semplici lavori di ordinaria amministrazione, ma gli appalti per le scuole, per gli edifici comunali, per le nuove urbanizzazioni. È forte la preoccupazione, ed è forte anche lo sconcerto.
Una comunità che aveva apprezzato la costante presenza della giunta sul campo da quel tremendo 20 maggio 2012 - il suo attivismo riconosciuto anche da chi politicamente si colloca altrove - vede ora emergere dalle carte dell’inchiesta il contenuto compromettente di intercettazioni telefoniche tra amministratori e imprenditori, il rapporto “diretto ed esclusivo” tra il sindaco e il responsabile Lavori Pubblici del Comune che ora si trova agli arresti domiciliari, le relazioni privilegiate di quest’ultimo con il titolare della ditta Bianchini, da tempo in odor di mafia tanto che era stata esclusa dalla cosiddetta “white list”. Ma che ha ugualmente continuato a lavorare su mandato dell’amministrazione finalese.
C’è tanta voglia di capire, e si moltiplicano le richieste che su importanti appalti e su opere terminate o in via di completamento, si faccia piena luce. C’è da scommettere che siamo appena agli inizi. La questione, nel frattempo, ha alimentato polemiche politiche infuocate, con tutte le opposizioni - da Rifondazione, alla destra, passando per i 5 Stelle, in una insolita “alleanza d‘intenti“ - unite nel chiedere le dimissioni di una giunta e di una maggioranza politicamente responsabili di ciò che è successo: perché sindaco e assessori competenti non potevano non sapere, e anche in questo caso le dimissioni sarebbero doverose perché ci troveremmo di fronte a manifesta incapacità. Dall’altra parte la giunta che giura di non aver mai avuto sentore di nulla, che tutto è stato maneggiato solo dal geometra comunale ora agli arresti.
Non rimane che aspettare gli sviluppi di un’inchiesta delicata, per capire chi la stia raccontando. Presto potrebbero giungere in Comune ispettori con il compito di vagliare gli atti e setacciare le carte, per verificare se esistano i presupposti per lo scioglimento dell’amministrazione. Sarebbe il primo caso in Emilia. Un primato che ci risparmieremmo volentieri.


Rifondazione Comunista Finale Emilia

Nessun commento:

Posta un commento