Oggi i lavoratori delle sedi Titan
e ITM di Finale Emilia, Fanano e Crespellano sono in sciopero contro la
decisione della multinazionale di chiudere lo stabilimento bolognese e ottenere
garanzie per il sito di Finale Emilia. A loro va la solidarietà di Stefano
Lugli, finalese e candidato alle regionali nella lista L’Altra Emilia Romagna.
Occupy Titan, il blog dei lavoratori Titan
Titan: razionalizzazione necessaria
Tanti dubbi sul futuro di Titan Finale Emilia
Occupy Titan, il blog dei lavoratori Titan
Titan: razionalizzazione necessaria
Tanti dubbi sul futuro di Titan Finale Emilia
“La battaglia che gli operai
della Titan stanno compiendo per evitare il licenziamento di 186 lavoratori parla
a tutto il mondo del lavoro - commenta Stefano Lugli - sempre più sotto ricatto
da aziende che avviano procedure di licenziamenti collettivi al solo scopo di delocalizzare
la produzione, spesso in paesi in cui il basso costo del lavoro fa rima con l’assenza
di diritti e tutele.”
Una vertenza, quella della Titan,
che si collega alle politiche sul lavoro del Governo dal momento che - afferma
Lugli: “oggi con il Job Act di Renzi i lavoratori sono ancora più sotto ricatto
in quanto con la modifica dello Statuto dei Lavoratori, oltre ai licenziamenti
collettivi, sono possibili anche i licenziamenti individuali per motivi
economici conseguenti alla abolizione dell’art. 18.”
“L’Altra Emilia Romagna si
associa alle richieste dei sindacati - afferma Lugli - di sospensione dei
licenziamenti per lo stabilimento di Crespellano e di chiarezza sul piano industriale
del sito di Finale Emilia. Fare chiarezza è indispensabile, dal momento che
mentre l’azienda licenzia, a Crespellano beneficia dei contributi della
ricostruzione post sisma per lo stabilimento della bassa modenese. Un sito,
quello di Finale Emilia, che oggi lavora a ranghi ridotti essendo in regime di
contratto di solidarietà ma che, nei piani dell’azienda, è pronto ad ospitare
parte dei lavoratori di Crespellano. É necessario - conclude Lugli - che
l’erogazione dei contributi post sisma sia legata all’impegno dell’azienda a
non delocalizzare parti di produzione, e questo deve valere per l’intero gruppo
industriale e non solo per gli stabilimenti attivi nell’area del cratere
sismico.”
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