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martedì 11 maggio 2010

11. PER UNA UNIONE DEI COMUNI AL SERVIZIO DEI CITTADINI

Porremo in discussione con gli altri Comuni della bassa modenese la realizzazione di un’Unione fra i Comuni di Finale Emilia, San Felice e Camposanto, e individuiamo Massa Finalese come possibile sede. La Giunta uscente ha in questi anni portato Finale Emilia all’isolamento politico e amministrativo, mentre l’Unione dei Comuni ha assunto funzioni sempre più importanti spostando il baricentro su Mirandola e con una gestione non sempre efficace a causa delle diverse esigenze dei Comuni coinvolti. La stessa scelta di Cavezzo, Medolla e San Prospero di avviare il percorso della fusione fra i loro Comuni, a cui è seguita la proposta del Comune di Mirandola di una fusione tra i 9 Comuni della bassa modenese pone la necessità di complessiva riflessione sull’attuale assetto dell’Unione Area Nord.
Noi diciamo subito che siamo favorevoli alla massima integrazione amministrativa fra i Comuni dell’Area Nord, ma con altrettante fermezza diciamo che renderemo indisponibile il Comune di Finale Emilia ad ogni ipotesi di fusione, non per spirito campanilistico, ma perché si impoverisce la democrazia e la partecipazione alla vita politica locale, si allontana il Comune dai cittadini e si decentrano i servizi con aggravi e maggiori costi. Lo stesso documento della Presidenza del Consiglio, in merito alla fusione dei Comuni, spiega che l’accorpamento dei Comuni è un processo rivolto a realtà più piccole, infatti esso dice testualmente: “si ritiene fondamentale creare una dimensione ottimale, di circa 10.000 abitanti, in cui si osserva il minor costo pro capite dipendente/abitante e la miglior erogazione di servizi in un ambiente a misura d’uomo”.
I sostenitori dei processi di fusione istituzionale ricordano, a sostegno di questa tesi, i benefici derivanti dall’esclusione temporanea del patto di stabilità per il nuovo ente. Noi crediamo invece che la democrazia non possa essere barattata e che vada invece fatta una seria battaglia politica per la cancellazione del patto di stabilità, che altro non è che l’austerità applicata agli enti locali.

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