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giovedì 6 maggio 2010

6. PER LA RICOSTRUZIONE POST SISMA DEL CENTRO STORICO

Per parlare di rilancio del centro storico è necessario parlare di ricostruzione di Finale Emilia e dei suoi edifici pubblici e storici. Il decentramento delle scuole elementari e medie, della biblioteca e di alcuni uffici comunali verso l'estrema periferia nord della città è stata una scelta sbagliata che ha avuto conseguenze negative a catena sul centro storico. Se nell’immediato post sisma la riapertura delle attività scolastiche era la priorità, si dovevano e potevano fare scelte diverse. Ad esempio si potevano insediare dei moduli temporanei al centro sportivo e procedere immediatamente con il recupero delle scuole esistenti. Oggi avremmo già i ragazzi nelle aule, con la creazione di un plesso scolastico comprendente asilo nido, scuola d'infanzia, scuola elementare e media. Completabile sull'asse di via Oberdan con il teatro, il recupero della ex scuola materna comunale a biblioteca e il ripristino delle attività sportive in via Montegrappa. La giustificazione secondo la quale non è prudente far rientrare i bambini in edifici ristrutturati non ha alcun sostegno; se così fosse non sarebbe prudente nemmeno rientrare nel Municipio, nel Duomo, nelle nostre case.
Il percorso partecipato per il piano della ricostruzione è stata una presa in giro che si è tradotta in una perdita di tempo. Si è persa l'occasione per ripensare la città sul piano urbanistico e si è intervenuti sui singoli edifici senza tenere conto dell'assetto complessivo della città. La ricostruzione sta procedendo molto lentamente e si può stimare che di questo passo terminerà fra 15 anni: una tempistica incompatibile con chi ha scelto di continuare a vivere e lavorare a Finale Emilia.
Per far rivivere il centro storico è necessario che le persone tornino a frequentarlo. Le manifestazioni culturali e ricreative, per quanto utili e auspicabili, sono eventi estemporanei che non risolvono il problema dello spopolamento del centro. Per cui gli interventi devono concentrarsi sulla direttrice sulla quale si sviluppa la città: via Cimitero - via Marconi - largo Cavallotti - piazza Baccarini - via Trento Trieste: sulla destra i servizi (poste, municipio , ospedale), i monumenti (largo Agnini - Castello) e il raccordo con le piazze Verdi e Garibaldi, attraverso via Cesare Battisti e via Mazzini; sulla sinistra l'ex ghetto ebraico, peculiarità unica da salvaguardare e recuperare a destinazione abitativa.
È quindi prioritario riportare i servizi in centro prima che l’abbandono sia definitivo, a partire dalla ristrutturazione del Municipio che vedrà il nostro impegno costante e martellante. Allo stesso modo intendiamo mantenere costantemente monitorata la situazione relativa alla ricostruzione del Duomo, attraverso il coordinamento tra Parrocchia e Sovrintendenza ai Beni Culturali.
La delocalizzazione delle attività, unitamente alla difficoltà di transito, sta causando l'abbandono del centro, ed è risaputo che il degrado produce degrado. Già adesso assistiamo ad un utilizzo "selvaggio" della viabilità e della sosta, incuria e mancanza di manutenzione delle strade, del verde pubblico, dei monumenti sopravvissuti al terremoto. Invece di continuare a rimpiangere ciò che abbiamo perduto noi intendiamo avere maggiore cura di ciò che è rimasto o che ci è stato donato. Nel nostro progetto piazza Verdi diventerà il salotto della città: sarà interamente pedonabile e abbellita con elementi di arredo urbano e con wi- fi pubblico, per consentire a studenti e professionisti di studiare e lavorare all'aperto. Piazza Garibaldi è il luogo previlegiato per un parcheggio di prossimità, e perciò saranno ripristinati il manto stradale e la segnaletica. Intendiamo sperimentare, con la collaborazione del Comitato Commercianti e della Consulta delle Associazioni, la sua pedonabilità nei giorni festivi, con utilizzo dello spazio centrale per iniziative delle associazioni e di animazione commerciale.
Ci impegniamo a farci promotori verso i privati affinchè gli edifici danneggiati vengano recuperati e restituiti alla loro funzione, dando precedenza alla ristrutturazione delle prime case per evitarne l'abbandono. Ma anche sulle seconde case intendiamo intervenire, in veste di regolatore del mercato, ad esempio imponendo che una parte dei volumi recuperati con i fondi pubblici sia destinata ad affitti a canone concordato e a giovani coppie. In tal modo ridurremo anche il consumo di suolo per nuove costruzioni.

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