Superamento della struttura commissariale e una serie di proposte concrete per accelerare la ricostruzione privata.
Sono queste le misure che la lista L’Altra Emilia Romagna, attraverso il candidato Stefano Lugli, avanza per i territori della bassa modenese colpiti dal sisma.
Sono queste le misure che la lista L’Altra Emilia Romagna, attraverso il candidato Stefano Lugli, avanza per i territori della bassa modenese colpiti dal sisma.
A 30 mesi dal sisma il processo di ricostruzione deve rientrare nell’ambito delle attività ordinarie della Regione e superare il ruolo emergenziale della struttura commissariale che, in quanto tale, sottrae al consiglio regionale e alla stessa giunta il ruolo di indirizzo politico e controllo del più grande cantiere d’Italia e d’Europa per assegnarlo in via esclusiva ad un commissario identificato con il presidente della Regione. Il mantenimento dello stato di emergenza stabilito per legge non deve essere automaticamente collegato all’affidamento alla struttura commissariale di ogni competenza legata alla ricostruzione.
I dati ci dicono che ad oggi sono stati erogati appena il 10% delle risorse disponibili, che si è intervenuti su un numero limitato di edifici, prevalentemente con danni minori, e che ci sono molte persone che ancora non hanno nemmeno avviato l’iter di ricostruzione. È evidente che questi tempi e queste condizioni non sono in linea con le esigenze di chi ha deciso di vivere e lavorare nella bassa modenese e che occorre accelerare il processo di ricostruzione.
Per questo proponiamo alcuni interventi:
l’istituzione di una sorta di “architetto sociale” per ogni Comune che porti le istituzioni là dove i cittadini non riescono ad avvicinarsi al percorso di ricostruzione, per capirne le ragioni e le difficoltà e far sì che il diritto alla ricostruzione sia esigibile per tutti.
L’apertura di un ufficio distrettuale per il monitoraggio della ricostruzione per verificare l’evoluzione delle pratiche e armonizzare le anomalie presenti tra i modi di operare dei Comuni.
Stabilizzazione dei tecnici interinali che lavorano nei Comuni, condizione essenziale al fine di migliorare la qualità e la quantità di lavoro che gli uffici tecnici comunali possono svolgere.
Pagamenti più ravvicinati degli stati di avanzamento lavori: gli attuali scaglioni di pagamento della “Cambiale Errani” costringono molte imprese edili, specie quelle di piccola dimensione, ad essere molto esposte rendendo difficile e incerto il regolare funzionamento del cantiere. Per superare questo problema occorre prevedere, per l’erogazione degli indennizzi, acconti mensili con conguaglio al raggiungimento degli attuali stati di avanzamento lavori.
Revisione delle scadenze di presentazione delle domande: lo strumento delle continue proroghe crea incertezza e va superato rendendo coerente le scadenze con l’andamento reale della ricostruzione; l’ufficio per il monitoraggio della ricostruzione può assolvere questa funzione.
Limite pratiche per tecnici privati e redistribuzione delle stesse: provvedimento indispensabile per evitare che la concentrazione delle pratiche in pochi tecnici sia un freno alla ricostruzione.
Dal punto di vista fiscale è urgente il superamento di un’imposizione fiscale non in linea con le condizioni del territorio. Non abbiamo bisogno di continue proroghe che riportano il contribuente terremotato alla condizione di partenza ad ogni scadenza. Abbiamo invece bisogno di una condizione fiscale agevolata per lavoratori e imprese, che oltre alla crisi vivono il disagio del sisma, fino a che questo territorio non si è completamente rialzato. Abbiamo bisogno di un governo che affronti i problemi connessi alla ricostruzione con la solidarietà anziché con la calcolatrice.
Oggi siamo a metà del tempo di noleggio previsto per i MAP; occorre definire gli obiettivi del loro utilizzo e avere chiarezza sulle strategie di fuoriuscita degli ospiti, che a nostro avviso debbono essere basate sull’utilizzo delle abitazioni sfitte presenti sul territorio del cratere attraverso incentivi fiscali e strumenti di garanzia del sistema pubblico.
Qui la versione integrale delle nostre proposte per la ricostrzuione
L’ALTRA
EMILIA ROMAGNA
Comitato di
Modena
Proposte per
la ricostruzione dell’Emilia
Negli ultimi due
anni l’Emilia è stata colpita dal sisma, dall’alluvione del Secchia e da una
serie di altre calamità che hanno profondamente colpito ampie fasce della
popolazione e mutato il volto di una porzione del territorio regionale. La
ricostruzione avviene in modo contraddittorio: quella degli edifici pubblici
procede in modo spedito, ma lo stesso non si può dire per la ricostruzione
privata delle abitazioni e delle attività produttive e commerciali, che soffre
i limiti di una impostazione burocratica non in sintonia con le esigenze di
efficacia e tempestività di chi vive il disagio del post sisma e post
alluvione. Senza considerare che i parametri di calcolo degli indennizzi non
coprono proprio il 100% del costo di pieno ripristino degli immobili.
Alla luce di
queste brevi considerazioni avanziamo alcune proposte per la ricostruzione e
rivendichiamo ancora una volta l’urgenza di una legge quadro sulle calamità che
codifichi gli interventi nell’emergenza e le successive fasi di ricostruzione
SUPERAMENTO DELLA STRUTTURA COMMISSARIALE
Proponiamo il
superamento di una struttura commissariale identificata solo con il Presidente della
Regione per assegnare alla giunta regionale e all’assemblea legislativa il ruolo
di indirizzo e controllo della ricostruzione. Il mantenimento dello stato di
emergenza stabilito per legge non deve essere automaticamente collegato
all’affidamento alla struttura commissariale di ogni competenza legata alla
ricostruzione.
Crediamo che la
struttura commissariale, con il Presidente della Regione nella vesti di
commissario, e con i Sindaci nel ruolo di vice commissari, se è servita per
evitare un commissario esterno come invece è successo a L’Aquila, oggi abbia
esaurito la sua funzione di gestione dell’emergenza. La struttura commissariale
funziona tramite ordinanze che, in quanto tali, sono escluse dall’attività dei
consiglieri regionali e della stessa giunta. Ad oggi quindi il consiglio regionale
è escluso dalle decisioni nel merito della ricostruzione, ovvero del più grande
cantiere d’Italia e d’Europa, mentre è importante far nascere una discussione
pubblica sul modello di riorganizzazione
economica e sociale che vogliamo impostare in occasione della ricostruzione.
Questa discussione fino ad oggi è mancata totalmente con il risultato che all'interno della stessa
assemblea regionale i consiglieri non hanno ancora la percezione esatta della
gravità di quanto successo a poche decine di km da Bologna.
TEMPI DELLA
RICOSTRUZIONE E BUROCRAZIA
I dati della
Regione* nel bilancio a 30 mesi dal sisma ci dicono che:
Abitazioni: sono 5.418 le domande di
contributo per le abitazioni private, di cui
quelle relative ad edifici con danni di tipo B e C sono 3.546 (di cui 692
pratiche accettate) e quelle con danno E 2.193 (di cui 594 pratiche accettate). Ad oggi per il ripristino delle
abitazioni risultano erogati 328,6 milioni: nello specifico 112,2 milioni
di contributi in pagamento per le pratiche B-C, 67,4 milioni per le E leggere e
148,8 milioni per le E pesanti.
Imprese: delle 1.476 domande di contributo presentate
(immobili, beni strumentali, scorte e delocalizzazione), sono 893 i decreti di
concessione per 539,5 milioni di euro: di questi i decreti già in liquidazione
sono 520 per un importo di 153 milioni.
Da questi numeri
si possono trarre due considerazioni:
essendo 31mila
le abitazioni danneggiate dal sisma* (16.900 con danno Be C e 14.000 con danno
E) si può affermare che la vera ricostruzione non è ancora partita e che fino
ad ora si è intervenuti prevalentemente sugli edifici con danni più leggeri e
meno onerosi;
essendo 6 i
miliardi teoricamente a disposizione della ricostruzione ne sono stati
effettivamente erogati appena il 10%. Senza contare che sono ancora numerose le pratiche di quei cittadini
hanno presentato solo la prenotazione del contributo (cioè si sono impegnati a
ricostruire) e che molti non si sono neppure prenotati, rinunciando, di fatto,
a ricostruire. Di questo passo
la piena ricostruzione avverrà fra 15 anni, una tempistica incompatibile con le
esigenze di chi vuole continuare a vivere e lavorare nella bassa modenese.
Per questo
proponiamo alcune misure:
Architetto sociale: se la ricostruzione
è lenta e le pratiche dei cittadini non arrivano nei Comuni allora è il caso
che siano i tecnici comunali ad andare dai cittadini per capire i loro problemi,
verificare i motivi del ritardo nella presentazione delle domande ed assumerle
d’ufficio. Le risorse per la ricostruzione ci sono, ed è quindi compito dei
servizi pubblici farsi carico di garantire il diritto a tutti del ripristino
delle proprie abitazioni.
Ufficio distrettuale per il monitoraggio
della ricostruzione: è necessario che a livello distrettuale ci sia un
punto di monitoraggio costante dell’andamento della ricostruzione, per superare
anomalie tra i vari Comuni, verificare l’evoluzione delle pratiche e rendere coerenti i tempi di scadenza delle
domande con il reale processo di ricostruzione.
Stabilizzazione dei tecnici interinali che
lavorano nei Comuni: il personale che lavora nei Comuni per smaltire le
pratiche legate alla ricostruzione è assunto tramite l’agenzia interinale
Obiettivo Lavoro, e quindi soggetto ad un forte turn over che limita fortemente
l’acquisizione delle necessarie competenze per smaltire celermente e con
professionalità le pratiche edilizie legate alla ricostruzione. È necessario
che questo personale sia stabilizzato al fine di migliorare la qualità e la
quantità di lavoro che gli uffici tecnici comunali possono svolgere.
Pagamenti più ravvicinati degli stati di
avanzamento lavori: gli attuali scaglioni di pagamento della cosiddetta
“Cambiale Errani” costringono molte imprese edili, specie quelle di piccola
dimensione, ad essere molto esposte rendendo difficile e incerto il regolare
funzionamento del cantiere. Per superare questo problema occorre prevedere, per
l’erogazione degli indennizzi, acconti mensili con conguaglio al raggiungimento
degli attuali stati di avanzamento lavori. In alternativa occorre ottenere
dalle banche l’impegno di erogare acconti sulle cosiddette cambiali Errani.
Revisione delle scadenze presentazione
domande: il principio di riferimento è che occorre garantire a tutti la
possibilità di ripristinare l’abitazione o il fabbricato produttivo, e se i
tempi di presentazione delle domande non sono in linea con le scadenze fissate
queste debbono essere riviste. Lo strumento delle continue proroghe crea
incertezza e va superato rendendo coerente le scadenze con l’andamento reale della
ricostruzione; l’ufficio per il monitoraggio della ricostruzione può assolvere
questa funzione. La recente ordinanza in base alla quale le domande respinte
per un’errata interpretazione da parte dei tecnici comunali possono essere
ripresentate ma solo entro il 17 novembre testimonia la fragilità di un sistema
che scarica sui cittadini più deboli e impreparati una marea di norme che rende
inaffrontabile l’iter della ricostruzione.
Limite pratiche per tecnici privati e
redistribuzione delle stesse: se è vero che alcuni tecnici privati accumulano
numerose pratiche che poi non sono evase celermente, occorre un provvedimento
che stabilisca un limite al numero di pratiche di ricostruzione, ovviamente in
relazione alla tipologia di intervento che ogni studio tecnico privato può
oggettivamente svolgere in base al personale disponibile. Ed occorre un provvedimento
ad hoc che permetta, senza alcun onere per il terremotato, la redistribuzione
delle pratiche avviate ad altri professionisti al fine di accelerarne l’iter.
Inadeguatezza del sistema informatico:
il software scelto per la gestione delle pratiche è arretrato e inadeguato, per
i tecnici comunali e per i professionisti, e le carenze di questa procedura si
sommano alla farraginosità burocratica. Occorre individuare una nuova
piattaforma informatica più efficiente.
FISCO E MUTUI
Superamento di un’imposizione fiscale non
in linea con le condizioni del territorio
Dal punto di
vista fiscale abbiamo avuto fino ad ora Governi che hanno affrontato i problemi
economici connessi al sisma esclusivamente con la calcolatrice. L’esempio più
lampante di uno Stato indifferente ad un territorio che soffre è l’erogazione
di mutui per il pagamento delle imposte in cui l’unica concessione è l’assenza
di interessi, che sono poi scaricati sulla collettività.
È inoltre
evidente che il sistema delle proroghe fiscali, mantenendo inalterato il peso
del fisco, rimanda nel tempo il rapporto del contribuente con l’erario senza
affrontare il vero problema: l’insostenibilità di un peso fiscale per
lavoratori e imprenditori che, oltre alla crisi, vivono una condizione di
disagio economico eccezionale a causa delle conseguenze del sisma.
Dobbiamo dire
chiaramente che i governi che si sono succeduti non hanno sostenuto fiscalmente
la ricostruzione e dobbiamo dire che non abbiamo bisogno di proroghe che
riportano il contribuente terremotato alla condizione di partenza ad ogni
scadenza. Abbiamo invece bisogno di una condizione fiscale agevolata per
lavoratori e imprese, che oltre alla crisi vivono il disagio del sisma, fino a
che questo territorio non si è completamente rialzato.
Rispetto della sospensiva per i mutui sugli
immobili inagibili
L’attuale
sospensiva di legge per gli immobili inagibili su cui grava un mutuo blocca il
pagamento delle rate fino al 31/12/2015 e rende volontario il saldo del rateo
mensile. È però necessaria l’introduzione di una efficace misura sanzionatoria
per quegli istituti bancari che ne disattendono la corretta applicazione o
collegano il mancato pagamento delle rate al rifiuto delle concessione di
ulteriori prestiti.
MAP
I Moduli
Abitativi Provvisori sono stati noleggiati dalla Regione per 5 anni. Oggi ci
troviamo esattamente a metà del tempo di noleggio stimato con una condizione
della ricostruzione che fa presupporre che fra altri 30 mesi molti degli
attuali ospiti del MAP non abbiano ancora né ripristinato l’immobile né
individuato una soluzione abitativa alternativa. Occorre quindi ridefinire gli
obiettivi di utilizzo dei MAP e avere chiarezza sulle strategie di fuoriuscita
degli ospiti, che a nostro avviso debbono essere basate sull’utilizzo delle
tante abitazioni sfitte presenti sul territorio del cratere attraverso
incentivi fiscali e strumenti di garanzia del sistema pubblico.
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